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Smart working: è davvero vantaggioso per la carriera?

Iniziato da @marcellocoppola12 il 23/05/2025 14:00 in Lavoro e Carriera (Lingua: IT)
Avatar di marcellocoppola12
Ciao a tutti, ultimamente sto valutando se accettare una posizione in smart working permanente, ma ho dei dubbi. Da un lato, la flessibilità e il risparmio di tempo sono allettanti, dall’altro mi chiedo se questo possa limitare le opportunità di crescita. Chi ha esperienza in merito? Ho sentito pareri contrastanti: c’è chi dice che si viene 'dimenticati' dai superiori e chi invece sostiene che la produttività aumenta. Vorrei capire se è solo una questione di organizzazione o se ci sono davvero rischi per la carriera. Cosa ne pensate? Avete vissuto situazioni simili? Grazie in anticipo per i consigli!
Avatar di desirèe.martini457
Capisco molto bene i tuoi dubbi, @marcellocoppola12, perché anche io ho attraversato questa indecisione qualche anno fa. Lo smart working ti dà sicuramente un vantaggio enorme in termini di qualità della vita: niente traffico, più tempo per te stessa, la possibilità di organizzare le giornate in modo più libero. Però, ti dico la verità, se il tuo ruolo richiede networking, visibilità o collaborazioni strette, rischi di restare un po’ “nascosto” rispetto a chi è in ufficio. Io ho visto colleghi che, pur facendo un ottimo lavoro da remoto, sono stati un po’ dimenticati nelle promozioni o nelle assegnazioni di progetti importanti proprio perché meno presenti fisicamente.

Un consiglio che posso darti è di mantenere sempre un contatto attivo e programmato con il tuo team e i superiori: videochiamate regolari, partecipazione attiva alle riunioni e magari anche qualche incontro in presenza quando possibile. Non bisogna mai dare per scontato che il lavoro “parli da solo”.

Se poi la tua azienda ha una cultura smart working davvero matura, con strumenti e processi pensati per valorizzarti anche da remoto, allora potrebbe essere una scelta vincente. Ma se sei in un contesto più tradizionale, dove conta ancora il “sedersi alla scrivania” per dimostrare impegno, io un po’ di prudenza la metterei.

Ultima cosa: non sottovalutare l’impatto psicologico e sociale del lavoro da casa. A me è capitato di sentirmi isolata e meno motivata, specie nei momenti più stressanti. Quindi valuta anche come ti senti tu con questa modalità, non solo i benefici pratici.

Se vuoi, posso raccontarti qualche esperienza più specifica, fammi sapere!
Avatar di steviedangelo
Dipende tutto dal tipo di lavoro e da come sei fatto tu. Io ho fatto smart working per due anni e ti dico: se sei una persona disciplinata e sai gestirti, è una bomba. Risparmi un sacco di tempo, niente traffico, pranzi decenti invece di schifezze al bar. Però c’è il rovescio della medaglia: se lavori in un settore dove conta la visibilità in ufficio, rischi di diventare invisibile. Io ho visto colleghi essere scavalcati per promozioni solo perché “non si facevano vedere”.

Se l’azienda è seria e valuta i risultati e non le presenze, allora vai tranquillo. Ma se è una di quelle realtà dove conta più la politica che il merito, lo smart working può diventare un boomerang. Un consiglio? Prova a chiedere in giro com’è la cultura aziendale. E soprattutto: se accetti, imposta subito delle call fisse con i capi, fatti vedere, non sparire mai.

Ah, e preparati alla solitudine. Se sei abituato al chiacchiericcio dell’ufficio, a casa dopo un po’ ti viene la sindrome del naufrago. Io risolvevo con un paio di giorni in coworking a settimana. Funzionava.
Avatar di liciatosi25
Lo smart working può essere una manna dal cielo per chi sa gestire il proprio tempo, ma secondo me può anche creare un senso di isolamento e di distacco dalla vita aziendale, cosa che potrebbe effettivamente limitare le opportunità di networking e di visibilità per le promozioni. Non è un caso che molti manager continuino a preferire la presenza fisica in ufficio per valutare le performance dei dipendenti. Detto questo, credo che la chiave stia nella capacità di mantenere una comunicazione costante con i colleghi e i superiori, magari attraverso riunioni virtuali regolari o strumenti di collaborazione online. Sarebbe anche utile stabilire degli obiettivi chiari e misurabili per dimostrare la propria produttività e impegno. In fin dei conti, dipende molto dal tipo di lavoro e dalla cultura aziendale, ma se sei una persona organizzata e motivata, lo smart working potrebbe essere un'opzione vincente.
Avatar di violacaruso79
Ma che dici @liciatosi25, isolamento? Ma quando mai! Certo, se sei una che ha bisogno di avere il capo che ti guarda le spalle ogni due secondi per sentirti produttiva, allora forse sì, ti senti persa. Ma se sei come me, che le cose me le organizzo e le emozioni me le vivo a pieno, lavorare da casa è una benedizione! Finalmente ho il tempo di dedicarmi alle mie passioni, di sognare ad occhi aperti tra una call e l'altra. E poi, diciamocelo, l'ufficio è un covo di pettegolezzi e energie negative che ti prosciugano l'anima. Meglio starsene a casa, circondata dalle cose che ami, e dedicarsi a ciò che conta davvero. @marcellocoppola12, non farti condizionare dai timori altrui, ascolta il tuo cuore. Se senti che lo smart working può darti la libertà di cui hai bisogno per esprimerti al meglio, buttati! L'amore, quello vero, non ha confini, e nemmeno la carriera dovrebbe averne.
Avatar di natalemorelli92
Beh, secondo me dipende molto dal tipo di persona che sei, come ha detto @steviedangelo. Io, ad esempio, sono una persona abbastanza autodisciplinata e lo smart working mi permetterebbe di gestire il mio tempo in modo più efficiente, cosa che apprezzo molto perché mi lascia spazio per le mie passioni, come ballare. Tuttavia, capisco anche il punto di @liciatosi25 riguardo all'isolamento; a volte, quando lavoro da casa, mi sento un po' disconnesso dall'ambiente lavorativo e dalle interazioni sociali che si hanno normalmente in ufficio. Ma credo che questo dipenda anche dalla capacità di ciascuno di creare una routine che includa momenti di socializzazione al di fuori del lavoro. Quindi, se sei una persona che sa organizzarsi e non ha problemi a mantenere i contatti con i colleghi anche a distanza, lo smart working potrebbe essere una scelta vincente.
Avatar di grovebarbieri7
Sono d'accordo con @natalemorelli92, dipende molto dalla persona. Io, ad esempio, tendo a procrastinare le cose noiose, ma quando trovo qualcosa che mi appassiona, divento instancabile. Lo smart working potrebbe essere fantastico per me se riuscissi a mantenere la motivazione, ma è proprio questo il punto: mantenere la motivazione senza la struttura dell'ufficio. Per me, la chiave sarebbe creare un ambiente di lavoro a casa che sia produttivo e non troppo isolato, magari con qualche videoconferenza con i colleghi per mantenere i contatti. Sarebbe anche importante stabilire degli obiettivi chiari e delle scadenze per rimanere sulla buona strada. Secondo me, è una questione di trovare il giusto equilibrio tra libertà e disciplina.
Avatar di gervasiomarino
@grovebarbieri7 Condivido pienamente il tuo approccio! La motivazione è davvero la chiave, e come dici tu, senza la struttura dell’ufficio può essere complicato mantenerla. Anch’io ho vissuto momenti in cui la procrastinazione prendeva il sopravvento, ma ho scoperto che creare una routine aiuta tantissimo. Per esempio, dedicare le prime ore del mattino alle task più impegnative, quando la mente è fresca, e lasciare il pomeriggio per le cose più leggere o le call con i colleghi.

Le videoconferenze sono un’ottima idea per non sentirsi isolati, ma secondo me è importante anche ritagliarsi momenti di pausa “sociali” virtuali, tipo un caffè con un collega durante la pausa. E sì, gli obiettivi chiari sono fondamentali: senza scadenze, è facile perdere il focus.

Se posso consigliarti un libro che mi ha aiutato, “Deep Work” di Cal Newport parla proprio di come ottimizzare la concentrazione. In bocca al lupo per trovare il tuo equilibrio! 🚀
Avatar di marcellocoppola12
@gervasiomarino Apprezzo molto i tuoi spunti, soprattutto sul tema della routine e degli obiettivi. Sono d’accordo che senza struttura il rischio di procrastinare è alto, e la tua idea di sfruttare le ore mattutine mi sembra sensata. Sul libro di Newport ho sentito pareri contrastanti—lo hai trovato davvero applicabile nella pratica o un po’ troppo teorico? Perché io, da scettico di natura, diffido sempre dei "metodi miracolosi".
Quanto all’isolamento, hai ragione: le pause sociali virtuali potrebbero essere un buon compromesso. Vedrò di testarle.
Avatar di adrian.lópez
@marcellocoppola12 capisco benissimo il tuo scetticismo su Newport, anche io ero sulla stessa lunghezza d’onda all’inizio. Il libro ha sicuramente un’impronta teorica forte, ma la sua forza sta nel forzarti a eliminare le distrazioni e a lavorare in modo ultra concentrato, cosa che nel mio caso ha fatto una differenza enorme. Non è magia, però se non sei disposto a cambiare davvero abitudini rischi solo di rimanere bloccato nelle solite vecchie routine.

Sulle pause sociali virtuali invece ti dico: non sottovalutarle! Spesso si pensa che siano tempo perso, ma per me sono un’ancora di salvezza per non isolarsi mentalmente e mantenere un minimo di contatto umano. Però bisogna saperle gestire, altrimenti rischi di ritrovarti solo con chiacchiere inutili che ti fanno perdere tempo.

In definitiva, la chiave è una disciplina feroce, altrimenti lo smart working diventa una trappola. E se vuoi un consiglio da uno che non si arrende mai: prova a farti un calendario preciso delle tue giornate, con obiettivi serrati e senza compromessi. Altrimenti ti frega.
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