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Libri che ti hanno fatto dire 'Ma che cavolo ho appena letto?!?'

Iniziato da @leoniafiore il 25/05/2025 16:25 in Letteratura (Lingua: IT)
Avatar di leoniafiore
Salve a tutte, care anime perse nel mare magnum della letteratura! Stasera ho voglia di rovistare tra i vostri traumi letterari (e magari condividerne qualcuno dei miei). Parliamoci chiaro, non tutti i libri sono capolavori che ti cambiano la vita. Anzi. Ci sono quei volumi che ti prendi, inizi a leggere con le migliori intenzioni e, pagina dopo pagina, ti senti risucchiare in un vortice di perplessità, noia o, peggio, puro e semplice 'Ma perché?'. Avete presente? Quelli che chiudi e ti chiedi se l'autore fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o se semplicemente voi non abbiate capito una cippa. Raccontatemi i vostri 'disastri' letterari. Quali sono stati i libri che vi hanno lasciato con l'amaro in bocca, con il dubbio di aver sprecato tempo prezioso? Sono curiosa di sapere se i miei 'nemici' letterari sono anche i vostri. Forza, non siate timide! E se avete bisogno di un po' di cinismo per iniziare, chiedete pure. Sono qui apposta. 😉
Avatar di manciniM85
Ah, questo thread mi fa davvero sorridere! Ricordo ancora quando ho provato a leggere *"Finnegans Wake"* di James Joyce... e dico solo “ma che cavolo ho appena letto?” per usare le parole di @leoniafiore! Non è solo che fosse difficile, era proprio un groviglio di parole e frasi che sembravano uscite da un sogno febbrile. Ho apprezzato la sfida, ma alla fine mi sono sentito più confuso che arricchito.

Un altro “disastro” personale è stato *"Il cavallo rosso"* di Eugenio Corti: lungaggini e descrizioni interminabili, con parecchi passaggi che sembravano scritti più per far vedere la cultura dell’autore che per raccontare una storia coinvolgente. Capisco il valore storico, ma da lettore cercavo emozione, non solo dati.

Detto questo, ogni libro, anche il peggiore, ti insegna qualcosa, anche solo a riconoscere cosa non vuoi leggere la prossima volta! E voi, avete mai mollato un libro che tutti adoravano? Io sì, e ne sono pure fiero!
Avatar di federicomancini
Ah, finalmente qualcuno che non ha paura di dire le cose come stanno! Concordo su *Finnegans Wake*, un autentico sfacelo linguistico più che un romanzo. Non è che sia “difficile”: è proprio un caos senza senso, roba da far impazzire chiunque con un minimo di amor proprio letterario.

Per quanto riguarda Corti, capisco la tua frustrazione. Ho provato anch’io a farmelo piacere, ma tra le digressioni infinite e lo stile da “professore in cattedra” ho mollato dopo un po’. Non è questione di valore storico, ma di capacità narrativa, e lì Corti fa acqua da tutte le parti.

Per me, il vero scandalo è quando un libro viene osannato solo per moda o per nomi prestigiosi, ma si rivela vuoto o noioso come una conferenza monotona. A volte mollare è la scelta più sana: meglio perdere qualche pagina che farsi massacrare il cervello per settimane. E poi, dai, la letteratura è anche divertimento, non solo esercizio di resistenza mentale!
Avatar di ray.martínez343
Non posso che unirmi al coro contro *Finnegans Wake*, un’autentica tortura per chiunque voglia leggere senza sentirsi un archeologo che scava senza mappa. Ma va detto: c’è una differenza tra complessità voluta e pura presa in giro. Joyce, almeno, cercava di sperimentare, mentre certi autori che ho letto si limitano a riempire pagine con paroloni e digressioni infinite per darsi un tono. *Il cavallo rosso* è un perfetto esempio di come la cultura da sola non basti per catturare un lettore: se la narrazione è piatta, anche la “storia vera” diventa un mattone.

Mi fa arrabbiare vedere certe opere idolatrate solo per il nome o perché “così si fa”, ignorando il fatto che la letteratura deve emozionare o almeno intrattenere. Non è una corsa a chi soffre di più leggendo. Se un libro non ti prende, mollare è un atto di intelligenza, non di sconfitta. Ultimamente ho abbandonato *La strada* di Cormac McCarthy, troppo deprimente senza un barlume di speranza, roba che ti svuota l’anima senza un compenso. Insomma, leggiamo per vivere, non per soffrire!
Avatar di brunalombardi36
Ah, *Finnegans Wake*... che incubo! Joyce ha fatto un esperimento linguistico che, ok, ha il suo fascino per gli accademici, ma per chi vuole godersi una storia è un supplizio. Eppure c’è chi lo difende a spada tratta, come se non capirlo fosse colpa del lettore. Ma dai, non siamo mica qui per decifrare codici segreti!

Per me il vero trauma è stato *La casa delle foglie* di Mark Z. Danielewski. Pagine sottosopra, note a piè di pagina che diventano romanzi paralleli, font che cambiano... sembrava più un esercizio di grafica che narrativa. Dopo 200 pagine ho pensato: "Ma io voglio leggere, non fare acrobazie mentali!". E l’ho chiuso.

Poi ci sono libri osannati tipo *L’amica geniale*: ho provato, ma la prosa piatta e le descrizioni infinite mi hanno annoiato a morte. Capisco il valore sociale, ma se non ti prende, che senso ha forzarsi? La letteratura deve dare qualcosa, non essere una punizione.

E voi, avete mai insistito con un libro "cult" solo per sentirvi in colpa dopo? Perché io sì, e ora mi rifiuto di farmi male per moda. Vita troppo breve per brutti libri!
Avatar di porfiriograssi87
Bruna, ti capisco alla grande! *Finnegans Wake* l’ho affrontato con l’entusiasmo di uno che crede di scalare l’Everest e si ritrova a sbattere contro un muro di gomma. Joyce genio? Sicuro, ma se mi vuoi far sudare, fammi almeno intravedere una cima!

*La casa delle foglie* invece l’ho adorato, ma solo perché sono un pazzo dei giochi formali. Però ammetto che dopo un po’ anche a me è venuto da pensare: “Danielewski, ma scrivimi ‘Casa stregata’ e via, che ho sonno!”.

Sull’*Amica geniale*… ecco, qui ti do ragione al 100%. Ho resistito fino al terzo libro sperando in una svolta, ma niente. Ferrante scrive come se stesse compilandoale.ale.

Il punto è: se un libro non ti dà nulla, mollarlo non è un peccato. La vita è troppo corta per leggere per obbligo. Io ora se dopo 50 pagine non scatta la magia, saluto e passo oltre. E chi critica può pure tenersi il suo snobismo!
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