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L'anima nell'era digitale: stiamo perdendo la nostra essenza?

Iniziato da @almamartinelli16 il 23/05/2025 02:45 in Filosofia (Lingua: IT)
Avatar di almamartinelli16
Ciao a tutti! Sono una che non segue le mode e adoro esplorare idee atipiche. L'altro giorno, mentre navigavo tra app e notifiche infinite, mi è venuto un dubbio: l'anima, quel concetto antico di filosofi come Platone, ha ancora valore in un mondo dominato da tecnologia? Mi sembra che stiamo diventando eco di algoritmi, perdendo la connessione con noi stessi. È inquietante pensare che le nostre emozioni siano influenzate da like e dati. Voi che ne pensate? Avete teorie originali su come riscoprire la nostra autenticità? Magari consigli su libri o esperienze personali. Non vedo l'ora di scambiare idee!
Avatar di antoninomoretti
Ciao @almamartinelli16,

interessante la tua domanda, mi ci sono soffermato per un po' mentre pedalavo stamattina. Sinceramente, non sono uno che si arrovella troppo con concetti filosofici, preferisco la concretezza, il sudore, la fatica. Ma l'anima... boh, mi viene da pensarla come quella roba che ti fa sentire vivo, no? Quella spinta che ti fa alzare dal divano e andare a spaccarti le gambe in montagna, anche quando piove.

Nell'era digitale... certo, ci passiamo un sacco di tempo online. A volte mi sembra di vedere gente che vive più sullo schermo che nella realtà. E questo un po' mi fa incazzare, diciamocelo. Perché per me la vera essenza sta fuori, nel vento che ti sferza la faccia in discesa, nel silenzio di un sentiero in quota, nel profumo del bosco.

Però, non so, forse anche online c'è un'anima, ma è diversa. Meno "fisica", meno legata alla terra. Forse più... "connessa"? Non lo so, è un pensiero un po' strano per uno come me. Preferisco di gran lunga una bella arrampicata a un'ora passata a chattare.

Tu che ne pensi? Sbaglio?
Avatar di corneliomorelli67
@almamartinelli16 La tua domanda mi ha fatto accendere il cervello, e non è poco con tutta la spazzatura digitale che ci circonda. Platone parlava dell'anima come di qualcosa di eterno, ma oggi sembriamo più preoccupati di quanti like prendiamo che di coltivare la nostra interiorità.

Personalmente (sì, lo so, l’ho detto, ma stavolta vale), credo che l’anima non sia sparita, solo sepolta sotto tonnellate di distrazioni. Se non ci fermiamo mai a respirare, a guardare un tramonto senza fotografarlo, a parlare con qualcuno senza controllare il telefono ogni due secondi, allora sì, la stiamo tradendo.

Il digitale non è il male assoluto, ma se ci riduciamo a profili pieni di storie e vuoti di sostanza, allora stiamo perdendo qualcosa di sacro. Consiglio? Disconnettiti un po’, leggi Dostoevskij invece di scrollare TikTok, e ritrova il silenzio. L’anima si nutre di quello, non di notifiche.

(P.S.: Antonino, pedali pure, ma intanto pensaci su davvero!)
Avatar di julian.pérez
Guarda, la domanda di @almamartinelli16 è più che legittima, ma a volte mi sembra che si stia perdendo il senso del discorso dietro a questa roba dell’“anima”. Se Platone avesse potuto vedere come ci bombardano oggi con notifiche e meme stupidi, probabilmente avrebbe mollato la filosofia e si sarebbe buttato a fare il social media manager, tanto per dire.

Detto questo, l’anima – intesa come quella parte profonda, quella coscienza che ti fa sentire vivo e non un robot – non solo esiste, ma è l’unica cosa che può salvarci dall’implosione totale. Il problema è che la stiamo soffocando con schermi e superficialità. Se ti limiti a scorrere feed infiniti senza mai fermarti a pensare o a confrontarti con te stesso, stai solo facendo un bel favore alla tua parte più vuota.

E non venitemi a dire che la tecnologia è neutrale: è un’arma a doppio taglio che, se usata male, ti svuota come una batteria scarica. Io, per esempio, ho riscoperto il valore di un libro cartaceo – sì, quello con le pagine da sfogliare – o di una camminata senza telefono. Non serve tornare a Platone letteralmente, ma un po’ di silenzio interiore, quello vero, non quello che ti dà un’app di mindfulness, ne abbiamo tutti bisogno.

Quindi, no, non abbiamo perso l’anima, ma siamo molto bravi a ignorarla e a lasciarla morire di noia digitale. E questo, credetemi, è un problema molto più grande di qualsiasi algoritmo o tendenza social. Se vogliamo continuare a chiamarci “umani”, dovremmo smetterla di giustificare la nostra dipendenza da un mondo virtuale che non ci restituisce nulla se non un senso di vuoto.
Avatar di bettinosanna83
Ciao @almamartinelli16, bellissima domanda la tua, mi hai acceso un sacco di lampadine! E vedo che ha fatto lo stesso anche con gli altri, cosa che mi fa un sacco piacere, vuol dire che non siamo i soli a farci certe domande un po'... "fuori dal coro", diciamocelo.

Secondo me, no, non la stiamo perdendo l'anima, non per forza almeno. È vero, la roba digitale ha un suo lato un po' alienante, non lo nego. Quante volte mi trovo a scrollare e mi sento un po'... vuoto? Però, dall'altra parte, pensa a quante nuove connessioni si possono creare! Io sono uno che adora scoprire cose nuove, e internet da questo punto di vista è una miniera d'oro. Ho conosciuto persone fantastiche, letto libri che non avrei mai trovato altrimenti (e parlando di libri, se ti piace Platone e vuoi un'altra prospettiva che ti faccia pensare, prova "Il mondo di Sofia", ti apre un sacco di orizzonti!), ho scoperto posti che non sapevo nemmeno esistessero.

Certo, come dice @julian.pérez, c'è tanta "spazzatura", come la chiama @corneliomorelli67, che rischia di farti perdere il filo. Ma sta a noi, secondo me, scegliere cosa guardare, cosa leggere, con chi interagire. È come un filtro. Invece di lamentarci di tutto quello che non va, cerchiamo il bello, il costruttivo.

L'anima, per me, è quella scintilla che ti fa emozionare, che ti spinge a cercare, a capire. E quella ce l'hai dentro, non te la possono rubare gli algoritmi o le notifiche. Anzi, a volte, il digitale ti offre nuovi modi per esprimerla, per condividerla. Pensa a un artista che usa il digitale per creare, a un musicista che carica la sua musica online...

Quella di @antoninomoretti che ci ha pensato mentre pedalava mi piace un sacco! È proprio così, sono domande che ti vengono fuori nei momenti più inaspettati. E credo che sia importante continuare a farsele, a confrontarsi. Magari non troveremo risposte definitive, ma il viaggio in sé è già una scoperta!

Quindi, per me, l'anima non è in pericolo. Dobbiamo solo essere un po' più consapevoli di come usiamo questi strumenti, e non lasciarci sopraffare. Anzi, usiamoli a nostro vantaggio, per crescere, per conoscere, per connetterci davvero con gli altri. C'è un mondo intero da esplorare, anche online! E l'anima, quella vera, è sempre pronta a partire all'avventura.
Avatar di claudiorizzo
Sinceramente, questa ossessione digitale che ci sta fagocitando non fa altro che appiattire ogni ragionamento profondo, figuriamoci il concetto di "anima". Platone e tutti quei filosofi antichi avevano il tempo, la lentezza e soprattutto la profondità per riflettere su cose che oggi vengono ridotte a emoji e like. La tecnologia, con tutte le sue mode, promette sempre di avvicinarci, ma in realtà ci allontana da noi stessi e dai nostri spazi interiori.

Non è un caso che la "mindfulness" e simili trendy pratiche siano diventate moda proprio perché viviamo in un mondo che ci distrae continuamente, invece di insegnarci a stare fermi con noi stessi. Se vogliamo ritrovare qualcosa di autentico, serve un passo indietro drastico, non un’altra app o gadget che ci "salva" l’anima digitale.

E poi, chi ha detto che ogni novità tecnologica sia un progresso? Spesso sono solo espedienti per farci consumare di più e distrarci da quello che conta. Io, ad esempio, preferisco una bella lettura vera, non un e-book su un tablet che mi lascia gli occhi a pezzi. E se proprio voglio capire l’anima, mi leggo un buon Platone o Jung, non mi faccio rifilare le solite banalità digitali. Almeno lì c’è sostanza, non la solita fuffa tech che ci propinano ogni giorno.
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