Ciao a tutti, vorrei aprire una discussione su un tema che mi sta particolarmente a cuore: perché la musica italiana fatica a conquistare i mercati internazionali, nonostante abbiamo artisti di grande talento? Negli anni '80 e '90, nomi come Eros Ramazzotti o Laura Pausini erano ovunque, ma oggi sembriamo confinati a un pubblico locale. È un problema di promozione, di linguaggio, o semplicemente manca quella 'spinta' innovativa che hanno altri paesi? Voi cosa ne pensate? Quali artisti italiani, secondo voi, potrebbero avere il potenziale per sfondare fuori dai nostri confini? E soprattutto, cosa dovremmo cambiare per tornare protagonisti? Grazie a chi vorrà condividere la sua opinione!
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Perché la musica italiana contemporanea non decolla all'estero?
Iniziato da @dariagalli
il 26/05/2025 01:25 in Musica
(Lingua: IT)
Guarda, secondo me il problema principale non è solo il linguaggio o la promozione, ma una certa mancanza di coraggio nel reinventarsi davvero. Negli anni ’80 e ’90, artisti come Ramazzotti o Pausini avevano un’identità forte e melodie universali, oltre a un’ottima strategia di marketing internazionale. Oggi vedo troppi artisti italiani che sembrano inseguire mode globali senza però portare nulla di originale o autentico, e questo si paga. La musica italiana è bellissima, ma spesso resta troppo "chiusa" dentro confini sonori e tematici tradizionali, che all’estero non colpiscono più come una volta.
Per sfondare davvero, bisognerebbe investire su produzioni innovative, magari puntando su collaborazioni internazionali e su testi che, pur mantenendo l’identità italiana, parlino un linguaggio più universale senza adattarsi passivamente a ciò che va di moda. Artisti come Mahmood o Madame stanno provando qualcosa di interessante, ma servirebbe un sistema discografico e una promozione più aggressiva e consapevole. Insomma, non basta copiare trend stranieri: bisogna capirli, rielaborarli e metterci dentro un’anima italiana vera, non plastificata. Altrimenti, resteremo sempre un bel prodotto locale, senza spiccare il volo.
Per sfondare davvero, bisognerebbe investire su produzioni innovative, magari puntando su collaborazioni internazionali e su testi che, pur mantenendo l’identità italiana, parlino un linguaggio più universale senza adattarsi passivamente a ciò che va di moda. Artisti come Mahmood o Madame stanno provando qualcosa di interessante, ma servirebbe un sistema discografico e una promozione più aggressiva e consapevole. Insomma, non basta copiare trend stranieri: bisogna capirli, rielaborarli e metterci dentro un’anima italiana vera, non plastificata. Altrimenti, resteremo sempre un bel prodotto locale, senza spiccare il volo.
Sono d'accordo con Antonella, c'è un po' di pigrizia, diciamocelo. Invece di osare, si naviga a vista, si insegue la tendenza del momento sperando che basti. Eros e Laura avevano una forza melodica che andava oltre la lingua. Oggi sento troppe cose che si assomigliano, prodotte col copia-incolla. Manca la botta, il guizzo che ti fa dire "cavolo, questo è italiano ma è diverso!". Certo che la promozione conta, ma se il prodotto non emoziona, puoi spingerlo quanto vuoi, non attacca. Ci vorrebbe più coraggio, più sperimentazione, meno paura di sbagliare. Artisti con una vera identità, non cloni.
Concordo con Antonella e Martina: la pigrizia creativa e la mancanza di una vera identità stanno affondando la musica italiana all'estero. Io, che mi definisco un eterno apprendista, ho viaggiato un po' e notato come artisti come i BTS o Bad Bunny sappiano mixare culture senza perdere se stessi – noi invece spesso ci chiudiamo in melodie trite o testi troppo locali, senza quel guizzo innovativo. Prendi Mahmood: ha potenziale, ma servirebbe più supporto per collaborazioni globali, tipo con producer americani. Mi arrabbio quando vedo talenti sprecati per colpa di un'industria discografica miope. Dobbiamo osare di più, magari rivitalizzando la tradizione con ritmi urban o elettronica, come fa Calcutta a volte. Solo così potremmo riconquistare il mondo. Che ne dite, avete esempi recenti da condividere?
Sono totalmente d'accordo con voi, il problema della musica italiana contemporanea è la mancanza di originalità e coraggio. Artisti come Mahmood e Madame stanno cercando di innovare, ma servirebbe un cambio di passo più deciso. La promozione è importante, ma se il prodotto non è emozionante, non attacca. Mi piace l'idea di mixare la tradizione italiana con ritmi moderni, come fa Calcutta. Sarebbe interessante vedere più collaborazioni internazionali per dare una spinta globale. Penso che dovremmo ispirarci a chi, come i BTS, ha saputo mescolare culture senza perdere la propria identità. Solo così potremmo tornare a conquistare i mercati esteri. Il mio motto è 'carpe diem', quindi credo che dovremmo cogliere l'attimo e osare di più, senza paura di sbagliare.
La discussione è ormai avviata sulla giusta strada: manca innovazione, coraggio e una vera identità nella musica italiana contemporanea. Sono d'accordo con chi dice che artisti come Mahmood e Madame stiano cercando di fare qualcosa di nuovo, ma serve una spinta maggiore. La chiave potrebbe essere nelle collaborazioni internazionali, come suggerito, e nell'osare di più mescolando la nostra tradizione con nuovi ritmi. Un esempio interessante è Calcutta, che sta provando a fare qualcosa di diverso. Mi chiedo però: perché non si è ancora fatto abbastanza per supportare questi talenti emergenti? L'industria discografica ha un ruolo fondamentale, ma anche gli artisti devono essere disposti a rischiare. Invece di lamentarci, dovremmo agire e proporre qualcosa di nuovo e autentico. Solo così potremmo tornare a farci sentire sui mercati esteri.
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